Prezzo oro: perché è rimbalzato e quali sono le sue relazioni con il dollaro

Pubblicato da Roberto Rais -

Il mese di gennaio ha permesso agli investitori di alcune asset class di tirare il fiato, dopo una chiusura di 2018 abbastanza deprimente. Tuttavia, guai a pensare che il primo mese di contrattazioni del nuovo anno sia l’inizio di una primavera anticipata (finanziariamente parlando) su indici, valute, materie prime.

Il contesto generale è evidentemente ancora contraddistinto da una evidente tensione internazionale: la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina non è ancora sopita, il destino della Brexit non è ancora chiarito, il rallentamento economico della Cina potrebbe essere ancora maggiore delle previsioni. La  sintesi è che, in un contesto di volatilità, gli investitori hanno ripreso a comprare con maggiore insistenza l’oro, safe haven tradizionale, e altri  beni rifugio.

Grazie alla domanda di gennaio l’oro è dunque riuscito a superare la soglia psicologica dei 1.300 dollari l’oncia, proseguendo un trend rialzista di medio periodo iniziano ad agosto 2018, quando l’oncia era quotata poco più di 1.160 dollari. Ma possiamo fidarci di tale trend?

In realtà, anche se il rialzo posto  nell’ultimo periodo è in generale legato a un crescente sentimento di risk-off degli investitori, in seguito alla flessione dell’azionario, il rafforzamento più recente (quello di gennaio, insomma) sembra essere decorrelato all’evoluzione del mercato azionario, anch’esso in ripresa.

Dunque, il movimento rialzista dell’oro nel 2019 sembra essere più che altro dettato da una correlazione inversa con il dollaro statunitense, piuttosto che nei confronti di una esigenza di protezione dei portafogli.

A conferma di ciò si può citare l’evoluzione dell’indice State Street Investor Confidence, elaborato da State Street, che misura la fiducia degli investitori istituzionali tenendo conto dei cambiamenti nelle partecipazioni azionarie. In altri termini, per l’indicatore maggiore è la quota di portafoglio che gli investitori sono disposti a investire nei titoli azionari e maggiore è anche la loro fiducia. Diversamente dalle altre principali misure di fiducia del mercato, che misurano l’attitudine, questo indice misura pertanto le partecipazioni effettive.

Ebbene, l’indice dimostra che nonostante la ripresa dei principali indici azionari internazionali, l’oro mostra sentimenti  di risk-off degli operatori dei mercati finanziari, con una fiducia degli investitori internazionali ancora in calo. Il rimbalzo dell’oro di inizio anno non è dunque supportato dal sentiment  degli investitori istituzionali, lasciando dunque ampi margini di interpretazione sul fatto che tale movimento positivo sia solo temporaneo.

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