Cambio euro dollaro sotto quota 1.22, ai minimi da tre settimane

Pubblicato da Roberto Rais -

Il cambio euro dollaro è sceso sotto quota 1.22, toccando così i minimi da tre settimane a questa parte. A pesare sono l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro americano, e la riluttanza della Federal Reserve ad agire. Un mix di determinanti che ha spinto il cross euro/dollaro al di sotto delle medie mobili semplici a 50 e 100 sul grafico a quattro ore, con l’indice di forza relativa (RSI) che rimane al di sopra di 30 – al di fuori delle condizioni di ipervenduto, aprendo margine per ulteriori flessioni.

Ad ogni modo, già nella giornata di oggi potrebbero verificarsi dei test al primo supporto, posto al minimo giornaliero di 1,2165. Se questo supporto dovesse cedere, si aprirebbero le porte per un test a quota 1,2125 e, più avanti, per 1,21, 1,2080 e 1,2160.

Di contro, se i tori dovessero cercare di prendere il controllo del mercato, la prima resistenza chiave attende a 1,2205, superata la quale si sperimenteranno le successive resistenze poste a 1,2240, 1,2275, 1,2310 e 1,2350.

Per quanto concerne una valutazione di più ampio respiro, molto dipenderà dalle mosse della Federal Reserve che, almeno per il momento, sembra tollerare rendimenti più elevati sul Tesoro, permettendo così al dollaro di crescere. I rendimenti più elevati dei titoli decennali – che sono saliti oltre l’1% – hanno sostenuto il biglietto verde fin qui, e potrebbero farlo ancora.

Ricordiamo come Richard Clarida, il vicepresidente della banca federale, abbia dichiarato in chiusura di scorsa settimana di voler abbandonare l’attuale ritmo di acquisto di obbligazioni, e che precedentemente, Raphael Bostic, presidente della Fed di Atlanta, ha lasciato intendere che sarebbe disposto ad abbassare il ritmo degli acquisti della Fed.

I commenti di Clarida di venerdì sono giunti nonostante le deludenti cifre del report Nonfarm Payrolls, con gli Stati Uniti che hanno perso 140.000 posti di lavoro a dicembre, peggio del previsto. I dati sono stati solo parzialmente compensati da revisioni al rialzo rispetto ai mesi precedenti e da un aumento degli stipendi.

Gli investitori hanno venduto i titoli obbligazionari dopo che i democratici hanno ottenuto il controllo effettivo del Senato, permettendo loro di approvare generosi piani di stimolo e di emettere più debiti. Il Presidente eletto Joe Biden dovrebbe presentare i suoi piani economici tra qualche giorno, giovedì, lo stesso in cui interverrà anche Jerome Powell, Presidente della Federal Reserve.

Che cosa farà la banca centrale per incentivare l’acquisto di obbligazioni e far scendere il dollaro?

Quel che sembra esser certo è che la Fed non sembra essere disposta a vedere il mercato azionario in sofferenza. E se gli investitori dovessero comportarsi come nel 2013 – quando le azioni sono crollate per il semplice accenno al fatto che la Fed avrebbe rallentato gli acquisti del Tesoro – Powell potrebbe cambiare idea.

Le vittorie dei democratici in Georgia sono dunque dietro il significativo rialzo del dollaro,e non certo la clamorosa irruzione al Campidoglio.

Intanto, la pandemia da COVID-19 continua a infuriare su entrambe le sponde dell’Atlantico, mentre il ritmo delle vaccinazioni rimane lento in buona parte del mondo. Negli USA solo il 2% degli americani ha ricevuto almeno la prima somministrazione, mentre nella maggior parte dei Paesi europei il rapporto è inferiore all’1%.

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