Gli oscillatori e l’indice di forza relativa

Pubblicato da: Roberto Rossi - il: 11-09-2012 7:53

Nell’attuale era tecnologica in un nanosecondo i computers consentono di meccanizzare teorie e formule complesse. Questo permette ad analisti, economisti e traders privati di scatenarsi nell’utilizzo di indicatori e teoremi aritmetici che con il prezzo non hanno nulla da condividere se non l’evidenza di un modello di calcolo che tenta di spiegare ciò che le dinamiche del denaro già dimostrano.

 

Tuttavia, gli oscillatori sono un fondamentale strumento di analisi tecnica; sono stati ideati in alternativa agli strumenti di trend-following , basati sulla presenza di un trend ben strutturato e forniscono segnali di entrata in posizione short o long anche nelle fasi laterali delle contrattazioni dove gli algoritmi di trend-following restituiscono indicazioni meno affidabili.

 

Gli oscillatori, infatti, attraverso l’analisi grafica del prezzo dello strumento finanziario, ovvero la price action, propongono la possibilità di acquistare o vendere il titolo. Di fatto, essi si utilizzano per identificare i momenti in cui risultano eccessi di rialzo con ipercomprato o eccessi di ribasso con ipervenduto.

 

Da un punto di vista pratico gli oscillatori vengono posizionati sempre sotto il grafico del sottostante per meglio visualizzare il movimento oscillatorio compreso tra una banda superiore ed una banda inferiore. Elaborato da John Welles Wilder, l’indice di forza relativa meglio noto come Relative Strenght index, è uno degli oscillatori più utilizzati e conosciuti in assoluto.

 

L’impiego si basa sull’osservazione dell’andamento di un range di oscillazione compreso tra 0 e 100 che individua le zone di ipercomprato fissate tra i valori di 70 e 80 e di ipervenduto comprese tra 20 e 30. Per quanto riguarda la variabile temporale, Wilder stesso suggerisce l’utilizzo con il settaggio a 14 periodi.

 

Appuntamento giovedì su forexguida.com

 

 


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