Aggregati nel concetto di moneta

Una prima definizione di moneta è rappresentata dalla somma tra il circolante e i depositi a vista, meglio noti come conti correnti. E le carte telefoniche, anche se ormai in disuso? E i buoni pasto? E le monete straniere circolanti nella propria nazione? A quanto pare le prassi dei diversi paesi e le innovazioni tecnologiche sono in grado di mettere in difficoltà qualsiasi definizione specifica. E’ meglio passare alle definizioni di carattere aggregato, non a caso in macroeconomia è fondamentale operare su dati aggregati, ovvero cumulativi. Quindi pensiamo per un attimo alle caratteristiche che hanno i depositi a vista. Essi possono essere convertiti in contanti su richiesta, possono essere trasferiti tramite assegni, bonifici o altri strumenti tra cui gli strumenti elettronici, hanno un rendimento nullo o molto inferiore a quello di altri strumenti finanziari.
Notare a questo punto come la trasferibilità immediata pregiudica il rendimento; in altre parole si consideri al contrario la tipologia di conti correnti vincolati, i quali assicurano un buon rendimento ma non permettono la immediata liquidità e non mettono a disposizione assegni. Stiamo continuando ad aggiungere tipologie di strumenti finanziari alla definizione di moneta. Includiamo quindi anche i depositi a tempo, i depositi vincolati. Chiaramente man mano che includiamo queste successive forme di deposito, l’aggregato che ne deriva risulta essere meno liquido, ovvero diventa più difficile ed oneroso convertirlo in denaro contante.
Chiudiamo queste brevi riflessioni considerando come una volta anche conchiglie marine e grandi pietre erano considerate moneta. Anche conchiglie e pietre avevano un loro valore intrinseco e quindi si ritenevano sprecate a fungere da moneta. Alcuni economisti del passato hanno proposto delle visioni molto ardite nelle quali hanno ipotizzato anche una società priva di moneta.