No, chi scrive non ha l’intenzione di impartirvi lezioni di piemontese o elencarvi le caratteristiche del vino in scatola. Come molti di voi sapranno i bric sono Brasile, Russia, India e Cina quelli che fino a qualche anni fa era considerati paesi emergenti ma che ormai hanno assestato la propria posizione. Nuovi paesi e nuove borse sono destinati nei prossimi anni ad attirare le mire degli investitori. Nord Africa, Sud e Centro America, Europa centrale ed Est asiatico, secondo gli analisti, dovrebbero superare in termini i listini dei mercati sviluppati raggiungendo gli 80mila miliardi nel 2030 e raggiungendo un peso del 55% del peso globale.
Le ragioni della ascesa.
Per comprendere le ragioni di questo sviluppo è necessario osservare sia il mercato reale che quello finanziario. Le economie locali hanno subito una forte crescita e i mercati borsistici si sono velocemente evoluti dal loro stato, per certi aspetti, ancora embrionale. Molti di essi hanno un livello di indebitamento contenuto, sistemi bancari stabili (rapporto impieghi/depositi molto inferiore ad uno), crescita sostenibile. Interessante è considerare che, in uno scenario di aumento della correlazione tra i rendimenti di scala mondiale, i nuovi paesi emergenti hanno una correlazione con i mercati occidentali molto bassa.
La “after bric” map.
Ma quali sono i nuovi paesi emergenti? Tra i paesi con maggiori potenzialità troviamo:
– Turchia caratterizzata da fondamentali con una buona solidità nel long run (scarso indebitamento privato, bassa inflazione, forte export) e margini di crescita elevati per i titoli azionari;
– Indonesia che vede un alto sviluppo demografico e consistenti flussi di capitale estero per non parlare della buona presenza di commodities;
– Thailandia, Filippine e Malesia con investimenti strutturali in crescita, una situazione politica sotto controllo e la vicinanza a paesi ad alta crescita;
– Corea del Sud con un risparmio privato in continua espansione e la crescita della Cina che assicura un continuo rafforzamento del sistema economico;
– Egitto, Tunisia e Marocco caratterizzati da dinamiche demografiche favorevoli, l’avvio di un processo di riforme e liberalizzazione e bassa penetrazione del credito.
– Indonesia che vede un alto sviluppo demografico e consistenti flussi di capitale estero per non parlare della buona presenza di commodities;
– Thailandia, Filippine e Malesia con investimenti strutturali in crescita, una situazione politica sotto controllo e la vicinanza a paesi ad alta crescita;
– Corea del Sud con un risparmio privato in continua espansione e la crescita della Cina che assicura un continuo rafforzamento del sistema economico;
– Egitto, Tunisia e Marocco caratterizzati da dinamiche demografiche favorevoli, l’avvio di un processo di riforme e liberalizzazione e bassa penetrazione del credito.
Non è tutto oro…
Quando si opera con paesi di frontiera è necessaria un’attenzione maggiore. In passato molti si sono arricchiti ma altrettanti sono rimasti scottati… vi ricordano nulla i bond argentini?
È necessario prendere in considerazione che questi mercati sono affetti da scarsa accessibilità delle borse, limitazioni alla circolazione di capitali, controlli scarsi e poco affidabili sulle società quotate e il rischio politico.
Elisa Ghione