Perché i cicli economici

Cosa si nota su questo grafico? Si nota niente più che una oscillazione periodica del valore del PIL attorno al suo trend. Quindi una conferma di quanto osservato in premessa. Naturalmente la risposta o quanto meno la giustificazione nasce dal considerare che il PIL è il risultato delle interazioni tra mercati dei beni e servizi, mercati finanziari e mercati del lavoro, i quali, per svariati motivi sono soggetti a dei cambiamenti repentini e imprevisti. Gli imprevisti sono correlati a vicende internazionali, a cambiamenti nelle politiche fiscali, alla gestione delle condizioni monetarie delle banche centrali. Un’ipotesi semplificatrice considera i prezzi di beni e servizi costanti nel breve periodo, ad esempio 24 mesi. In sintesi si afferma la seguente ipotesi, ovvero che l’offerta si adegui lentamente ai cambiamenti della domanda aggregata.
Si può continuare a fare considerazioni su questa tematica considerando delle economie aperte. L’apertura commer-ciale può essere misurata, ovvero quantificata, e lo si fa calcolando la media tra esportazioni ed importazioni e il PIL. Da questo punto di vista, dati della banca mondiale indicano Belgio ed Olanda come economie molto aperte, al contrario di quelle di Stati Uniti, Brasile o Unione Europea nel suo complesso.
Premesso questo consideriamo quello che accade in una piccola economia aperta. Attraverso il tasso di interesse, il mercato monetario influenza il mercato dei beni. E’ risaputo che gli acquisti di case salgono quando i tassi dei mutui sono bassi, mentre succede il contrario quando i tassi dei mutui scendono. E i tassi dei mutui sono la somma del tasso di riferimento, il famoso euribor, e di un termine additivo imposto dalla banca. E’ chiaro però che l’influenza è anche al contrario, ovvero, il mercato dei beni influenza il tasso di interesse.