L’opzione straddle

L’acquirente di una straddle non è in grado di immaginare un trend ben definito del corso dell’azione. Ipotizza che la quotazione subirà delle oscillazioni, cioè che la volatilità del titolo sarà elevata, ma non ne conosce la direzione. L’investitore quindi “scommette” sulla variabilità del titolo. Alla scadenza il confronto tra la quotazione del titolo ed il prezzo di esercizio gli conferisce di decidere quale posizione assumere sul mercato.
Di seguito un esempio di acquisto di un’opzione straddle:
Acquisto di un’opzione straddle su 1000 FIAT al prezzo di 1,1, pagando un premio di +/- 0,184 premio (0,184 x 1000) = €184. alla scadenza si confronterà quindi il prezzo di esercizio con la quotazione del titolo:
a) QT>PE, conviene assumere la posizione del compratore (posizione long). L’utile sarà dato dalla differenza tra la quotazione del titolo ed il prezzo di esercizio maggiorato del premio.
Se QT=1,6 (1,6 – 1,284) = 0,316 x 1000 = €316
b) QT<PE, conviene assumere la posizione del venditore (posizione short). L’utile sarà quindi dato dalla differenza tra la quotazione del titolo ed il prezzo di esercizio meno il premio
Se QT = 0,75 (0,916 – 0,75) = 0,166 x 1000 = €166
c) QT = PE o comunque la quotazione rimane compreso in un intervallo +/- del premio, si consegue una perdita di importo uguale o minore al premio pagato.
Se QT = 1,9 il possessore del titolo si dichiara acquirente dell’opzione limitando la perdita a: (1,284 – 1,19) = 0,094 x 1000 = €94
Se QT = 0.93 il possessore del titolo si dichiara venditore dell’opzione riducendo la perdita a: (0,916 – 0,93) = 0,014 x 1000 = €14