I cinque parametri (parte 3)

Pubblicato da Luca M -
inflazioneQuesto implica che le grandezze di fondo e flusso debbano essere tenute distinte, ma allo stesso tempo collegate: il debito pubblici si incrementa anche a causa di successivi disavanzi. Quindi il rapporto disavanzo pubblico PIL, preso in valore assoluto, non è altro che l’incremento che subisce il debito; questo implica chiaramente che, un Paese che voglia entrare nell’UEM, debba aver ben presente il rispetto dei parametri di finanza pubblica. Ma perchè  si richiede una tale cosa? Prendiamo ad esempio il caso dell’Italia, che per decenni ha avuto dei disavanzi molto elevati che addirittura arrivati a toccare il 12%.
Ma come era possibile per lo Stato Italiano permettersi di avere dei disavanzi cos’ elevati? Molto semplicemente perché costringeva attraverso dilemmi morali la Banca d’Italia ad acquistare debito pubblico. Quindi, quando lo Stato non riusciva a trovare altri finanziatori, godeva di un rapporto privilegiato con la Banca d’Italia, che dunque fungeva da finanziatore privilegiato sostanzialmente. Ma questo rapporto di sudditanza, nuoce sia all’una che all’altra parte. Nuoce al debitore, che è quasi sempre sicuro di avere un acquirente, e, per questo motivo, quando andrà sul mercato del risparmio, potrebbe essere indotto a non offrire tassi idi interesse particolarmente elevati, avendo appunto questa garanzia. Il secondo aspetto negativo è che se la Banca d’Italia, comprerà questi tioli, aumenterà molto la base monetaria circolante nel mercato e questo inevitabilmente provoca un aumento della dinamica inflazionistica. Dunque all’inizio, al momento della creazione dell’UEM, si temeva quindi che alcuni Paesi potessero comportarsi nello stesso modo ma nei confronti della BCE.
E questo è il motivo principale per cui si è chiesto ai Paesi il rispetto di questi vincoli. Questo secondo blocco di norme, non serve a tutelare il Paese (a differenza del primo) ma gli altri Paese, più rispettosi delle regole. Ma chiaramente le cose non stanno andando come previsto, dati i continui salvataggi. Se quindi un Paese, ha un elevato debito pubblico, avrà sicuramente delle tensioni economiche perché se arrivasse al punto in cui nessuno vorrà più sottoscrivere titoli, come farà a pagare gli interessi, come rimborserà i titoli a scadenza? Ad esempio la crisi del 1992, è stata una di quelle che ha fatto correre uno dei più gravi rischi al nostro Paese. Tutto sommato, in questo periodo, il debito era per la maggior parte in mano ai cittadini e c’era un certo equilibrio. Anche perché il possessore di questi titoli gode di alcuni diritti: il diritto di riscuotere l’interesse ed il diritto alla restituzione del capitale. Ma quindi, mettendoci dalla parte degli investitori, perché dovrebbe creare dei problemi? Questo debito potrebbe creare dei problemi, qualora lo Stato decidesse di rimborsarlo veramente! Perché lo Stato in realtà non rimborsa il debito, ma semplicemente sostituisce dei titoli in scadenza con dei titoli di nuova emissione. Quindi se davvero volesse rimborsare il debito, come dovrebbe fare? Semplicemente avendo più entrate che spese, cioè avere un avanzo; ma nessun Paese è in questa situazione. Dunque bisognerebbe far pagare un’imposta straordinaria.
Perché quindi, questi due parametri sono stati espressi in termini di PIL? Perché l’unico modo di avere un’idea dimensionata sulla base dell’importanza del singolo Paese. A questo dovrebbe essere abbastanza intuitivo comprendere la relazione: il disavanzo è l’eccesso di spesa pubblica sulle entrate, che quindi rappresenta l’incremento del debito pubblico.


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