Euro sterlina dopo uscita Gran Bretagna dall’Europa

Pubblicato da SimoneDP -

Dopo la vittoria del Brexit, i mercati finanziari così come il cambio euro sterlina hanno già mostrato i primi segni di nervosismo. Il referendum che si è tenuto lo scorso 23 Giugno 2016 ha portato alla vittoria il fronte del “Leave”, con una percentuale del 51.9%, mentre il fronte “Remain” è rimasto fermo a 48.1%. Il Regno Unito si appresta quindi ad uscire dall’Unione Europea. Più facile a dirsi che a farsi: uno scenario del genere non è mai accaduto in precedenza, ma di certo vi è solo che il primo passo per la Gran Bretagna è quello di invocare l’articolo 50 del trattato di Lisbona relativo all’uscita dall’Unione Europea. Un procedimento che almeno su carta, dovrebbe durare massimo 2 anni. La realtà potrebbe però essere diversa: trovare un accordo non sarà facile, ma da parte dell’Europa non sembra esservi tutta questa voglia di “attendere” la Gran Bretagna e perdere tempo prezioso in lunghe negoziazioni per l’uscita.

Infatti, il Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Junker, ha già sottolineato più volte come l’Unione Europea non farà sconti in sede di trattative. Sue le parole:

L’uscita del Regno Unito dalla UE non avverrà come un divorzio consensuale. Dopotutto, non è stata neppure una grande relazione amorosa. Non capisco perché il governo britannico abbia bisogno di aspettare fino ad Ottobre per decidere se inviare o no la lettera di divorzio a Bruxelles, vorrei riceverla subito.

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Insomma, da parte dell’UE si prospetta il pugno duro nei confronti della Gran Bretagna, a cui nel corso degli anni sono stati concessi molti vantaggi rispetto agli altri stati membri (in primis la moneta unica, ovvero sterlina anziché euro). La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invece ribadito come il primo passo per le negoziazioni debba proprio venire dalla Gran Bretagna, per capire al meglio le sue intenzioni riguardo a questo cambiamento epocale. Da parte dell’UE sembra esserci tutta la voglia di sistemare questa incresciosa situazione il prima possibile, per mostrare come l’Europa funzioni, ed anche bene, agli occhi di tutti gli euroscettici. Guarda caso è stata proprio creata una task force per risolvere la questione Brexit, guidata da Didier Seeuws, diplomatico belga, ex capo di gabinetto dell’ex Presidente del Consiglio Europeo fino alla fine del 2014.

Brexit: andamento del cambio euro sterlina

Nonostante quindi tutte le rassicurazioni del caso da parte di Presidenti, Ministri e svariate personalità politiche vicine al mondo UE, i mercati finanziari hanno reagito molto male alla notizia della vittoria del Brexit. Come vi avevamo consigliato nel nostro articolo pre-referendum, investire in borsa o nel forex durante il giorno del referendum si è rivelata una pessima idea. I dati che arrivavano dagli Exit Poll (non ufficiali, ovvero non fatti da entità governative), voluti a tutti i costi soprattutto dai mercati finanziari per capire come investire anche duranta la giornata del referendum, si sono rivelati un cattivo consigliere. Infatti, gli Exit Poll mostravano in vantaggio di un paio di puti percentuali il “Remain” almeno fino quasi a mezzanotte del giorno stesso. Un sentimento rialzista basato però su dati erronei, perché più il tempo passava, e più nello spoglio elettorale ci si accorgeva come la realtà fosse diametralmente opposta: il “Leave” incominciava a guadagnare sempre più punti rispetto alle previsioni, arrivando poi al valore che tutti noi sappiamo di 51.9% (con un affluenza intorno al 72%, nonostante l’ondata di maltempo che ha colpito la Gran Bretagna durante la giornata del referendum Brexit).

Sul fronte valutario, inevitabilmente la sterlina ha subito un forte contraccolpo dovuto alla successo del referendum Brexit. Il cambio euro sterlina ha aperto la sessione di venerdì 24 Giugno 2016 al valore di 0.764 ed ha chiuso la giornata a 0.809, toccando un massimo di 0.831. Anche nei confronti del dollaro la sterlina ha perso molti punti, arrivando addirittura a toccare i minimi dal 1985, recuperano poi intornoa al valore di 1.3732 (i minimi raggiunti nel 2009). In calo del 4,4% anche il prezzo del petrolio WTI, sempre dovute alla vittoria del “Leave”. Se nel mercato del forex quindi la sterlina ha perso terreno contro ogni altra valuta (mentre valute come il franco svizzero, sempre considerata valuta rifugio, ha subito una forte impennata), anche le borse internazionali non se la sono passata bene.

Conseguenze Brexit nelle borse internazionali ed europee

Le conseguenze non si sono viste sono nel cambio euro sterlina nel forex, ma anche in tutte le borse internazionali. Oltre ad un deprezzamento del 10% della sterlina, quasi tutte le borse hanno chiuso la sessione in negativo. Wall street ha chiuso la giornata di venerdì 24 Giugno 2016 in rosso, con la peggior performance dal 2011: il Nasdaq ha ceduto il 4.12%, mentre il Dow Jones ha chiuso a -3.39%. Anche dall’altra parte dell’oceano le cose non sono andate per niente bene: in Giappone il Nikkei ha perso 7.92%, registrando il negativo peggiore da dopo l’incidente di Fukushima, mentre in Cina l’Hang Seng ha chiuso a -2.92%. Contemporaneamente, un altro bene rifugio come l’oro, ha subito un forte rialzo del 4.4%.

Se si guarda all’Europa, ci si ritrova davanti ad una compilation di performance tutte negative. Parigi ha chiuso a -7.9%, Francoforte a -6.7%, Madrid a -12.2% e la nostra Milano a -12.48%. Stranamento Londra è risultata essere la borsa europea che ha meglio “attutito “il colpo della Brexit, perdendo solamente il 2.76%. Per quanto riguarda la borsa italiana, la perdita di 12.48% in una sola sessione si è dimostrata essere il peggior tonfo storico mai registrato. Infatti, i titoli italiani hanno fortemente risentito delle conseguenze del Brexit, specialmente il comparto bancario, sempre agli onori della cronaca a causa del problema “crediti deteriorati”. Investire nelle banche italiane è la peggior mossa da fare in questo periodo (o forse da un paio d’anni), basta dare una rapida occhiata ai titoli relativi al comparto bancario italiano: Unicredit e Intesa San Paolo perdono oltre il 20%, Bpm segna un rosso da -22.78%, Banco Popolare -23.30%, Mediobanca -21.22%, Bper -23.31%, Ubi -20.69%, e Montepaschi – 16.43%. Tra gli altri titoli azionari con le peggiori performance possiamo trovare Unipol con -18.58%, Mediaset -17.17%, Generali -16.77%, Telecom Italia -16.62%: insomma, una giornata da dimenticare per gli azionisti italiani.

Conseguenze del Brexit a livello europeo

Paradossalmente, le prime conseguenze, che saranno anche quelle più importanti, le si avranno sul lato politico. La decisione della Gran Bretagna di lasciare l’UE è stata accolta con dispiacere, sconforto, ma anche fastidio. Da una nazione a cui sono stati lasciati così tanti privilegi nel corso degli anni, non ci si poteva proprio aspettare una decisione del genere. In molti danno la colpa al Primo Ministro Cameron, che avrebbe invocato questo referendum per ragioni di politica interna, ovvero per “sopravvivere” agli attacchi che stava subendo dalla parte più euroscettica dei Tories oltre che dalla concorrenza dell’Ukip, il partito indipendentista guidato da Nigel Farage. Insomma, il referendum sarebbe stato un tentativo per assicurarsi di nuovo la leadership politica e per calmare momentaneamente le acque, ovvero fino al giorno del voto. Ed i risultati si sono visti.

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Come detto, le conseguenze più importanti avverranno sul piano politico, e la peggio l’avrà sempre la Gran Bretagna sia sul piano di politica interna che estera. Nel primo caso, bisogna segnalare come la Scozia abbia fatto sapere tramite il proprio Premier che avrebbe intezione di rimanere all’interno dell’Unione Europea (con la quale ha una fitta rete di scambi commerciali): ciò significa che la possibilità di un referendum in Scozia per staccarsi dal Regno Unito potrebbe presto diventare realtà. Un’idea simile arriva anche dall’Irlanda del Nord, che avrebbe manifestato la volontà di rimanere nell’UE. I problemi non finiscono qui, perché lo stesso Primo Ministro inglese Cameron è stato costretto a dimettersi, e bisogna ora ricercare un nuovo Primo Ministro per gestire le negoziazioni con l’UE che avverranno ad Ottobre (anche se Bruxelles vorrebbe anticiparle).

Sul piano di politica estera, devono essere ridefinite tutte le relazioni politiche e commerciali con i paesi dell’UE. Il tempo massimo è stato fissato a 2 anni, e i leader europei non vogliono andare oltre. Difficilmente l’Unione Europea si mostrerà “gentile” nei confronti della Gran Bretagna, perché rischierebbe di creare un pericoloso “precedente” che porterebbe ad un effetto domino, ovvero al collasso stesso dell’Unione Europea. Dopotutto, gli euroscettici esistono in tutte le nazioni europee. E’ facile puntare il dito contro l’Europa, anche perché l’Europa stessa spesso ci mette del suo. Se l’UE si mostrasse debole nei confronti della Gran Bretagna durante le trattative, la possibilità che molti altri paesi decidano di indire un referendum per uscire, aumenterebbe esponenzialmente. Ecco spiegate tutte le dure dichiarazioni da parte del Presidente della Commissione UE Junker: i mercati finanziari sono ormai già nel panico, ma è bene evitare che tale panico si sposti sul piano politico.

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