Euro digitale: quanto c’è di vero e cosa potrebbe accadere nel 2021

Pubblicato da Roberto Rais -

Anche la Banca Centrale Europea potrebbe dotarsi di un euro digitale nei prossimi mesi?

A sostenerlo sono diverse fonti di stampa, in Italia e nel resto del vecchio Continente, convinte che l’istituto banchiere europeo potrebbe realmente rompere gli indugi sotto questo profilo di analisi e, dunque, entrare nel mondo delle “criptovalute” (il virgolettato è d’obbligo, e tra breve vedremo perché), come stanno facendo altre autorità monetarie in giro per il mondo (Cina in primis).

A ben vedere, questo ottimismo – a nostro giudizio, un po’ prematuro – ricalca quanto sta avvenendo in ambito interno, con la consultazione pubblica lanciata dall’Eurotower che si è conclusa in anticipo, fornendo evidentemente all’istituzione materiale utile per il passaggio successivo: la verifica della fattibilità di un simile progetto di valuta digitale, e in che termini.

Cos’è l’Euro digitale

Fermo restando quanto sopra, è evidente che dell’euro digitale non si sappia nulla. E che, dunque, non si può che procedere per deduzioni, anche sulla base delle poche affermazioni che gli esponenti della BCE hanno effettuato nel corso degli ultimi mesi.

Una cosa sembra però essere certa, e giustifica il virgolettato di cui sopra: l’euro digitale non sarà una vera e propria criptovaluta decentrata, ma sarà una valuta emessa centralmente dalla BCE, esattamente come l’euro, con emissione gestita mediante token digitali che probabilmente opereranno su blockchain.

Insomma, l’euro digitale sarà una valuta dalle caratteristiche molto più simili alla valuta fiat, piuttosto che al Bitcoin, con un corso legale che dovrebbe affiancare – e non sostituire – l’euro “tradizionale”.

A cosa serve l’Euro digitale

Anche sul fronte degli obiettivi dell’Euro digitale si sa ben poco ma, replicando quanto già noto per altri esperimenti di questo tipo (come il più celebre yuan digitale) si può intuire la necessità di soddisfare in maniera più economica e conveniente una crescente esigenza di utilizzo smart di uno strumento transazionale che si affianchi all’euro tradizionale.

È altresì evidente che con le caratteristiche di cui sopra l’euro digitale potrà altresì supportare le finalità di crescente abbandono dell’uso del contante, ricorrendo in misura più intensa alla digitalizzazione dei pagamenti, che non potrà che trarre vantaggio dalla presenza di una criptovaluta ufficiale dell’area euro.

I vantaggi e le finalità dell’euro digitale non sono certamente finiti qua. Dalla funzione di riserva di valore a quella di “anticipatore” degli standard monetari che probabilmente diverranno una costante nei prossimi anni, riteniamo che il progetto dell’euro digitale possa effettivamente essere un piano percorribile nel medio termine. Ma con quali pericoli?

Rischi dell’euro digitale

È evidente che i primi tentativi di esplorare questo settore da parte della BCE non possano che scontrarsi con alcuni dei rischi che l’introduzione di una valuta digitale porta con sé, a cominciare dai rischi sulla privacy o quelli legati alla sicurezza informatica.

Pericoli che non possono certamente essere oggetto di sottovalutazione, ma che la BCE potrebbe affrontare anche sulla base dell’esperienza e delle iniziative già intraprese altrove, e che potrebbero dunque costituire un buon termine di paragone e di test.

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