Disoccupazione USA – aprile 2010

flag_USA_FOREXSe soltanto le previsioni della Automatic data processing (Adp) sono bastate a far mordere il freno al dollaro, si può immaginare cosa potranno provocare i dati ufficiali di marzo, che il governo americano pubblicherà il 2 aprile. Secondo Adp, società che mensilmente fornisce un bollettino sui posti di lavoro nel settore privato, ha affermato che se ne sono persi 23mila nel mese appena concluso. Dato che ha del tutto spiazzato gli analisti: le previsioni erano di un incremento a 40mila. E peggio della cifra che Adp aveva fornito per il mese di febbraio: -20mila.

Cresce ulteriormente, dunque, l’attesa per il rapporto governativo, che secondo le previsioni dovrebbe, tra l’altro, vedere inalterato al 9,7% il tasso di disoccupazione. Va detto che i dati dell’Ufficio nazionale di statistica ricomprendono anche il settore pubblico, oltre a quello privato.

Assieme al tasso di disoccupazione, verranno rese note anche le paghe orarie, previste in crescita dello 0,2% su base mensile, contro il +0,1% di febbraio, e le retribuzioni nel settore non agricolo.

I timori sull’occupazione non consentono al dollaro di sfruttare del tutto il vantaggio competitivo di cui gode, al momento, sull’euro, grazie al miglior tono generale dell’economia statunitense rispetto a quella dell’Europa a 16. Così, dopo aver tentato varie sortite, il biglietto verde non è riuscito a scostarsi da quota 1,35 rispetto alla moneta unica. E non c’è dubbio che la questione occupazionale avrà ripercussioni importanti sulla direzionalità dei prossimi giorni.

Che il lavoro sia una questione centrale, al momento, è confermato dal livello di fiducia dei consumatori. In crescita (a 52,5 punti) a marzo, fino a tornare sui livelli di gennaio, ma con previsioni per il futuro piuttosto pessimistiche e tutte legate alla crisi occupazionale in atto.

Quelli sul lavoro in Usa sono gli ultimi dati rilevanti prima della pausa pasquale che, di fatto, martedì sarà interrotta solo dal leading indicator giapponese e dai prezzi al consumo svizzeri.

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