Se nelle sedi delle principali banche centrali del mondo oramai da circa un anno e mezzo l’asticella dei tassi di riferimento è ferma ai minimi livelli possibili, non ovunque è così. E non si tratta solo di Paesi periferici o in via di sviluppo, ma anche di Stati che a buon diritto rientrano nel novero dei più industrializzati. Come l’Australia, che con l’ultima mossa al rialzo di martedì 4 maggio ha portato i tassi al 4,5%, un punto e mezzo in più rispetto al livello di ottobre.
Il vero sostegno che ha impedito all’Australia di precipitare nella recessione mondiale, ovvero il settore minerario, non basta dunque a bilanciare le importazioni. Che potrebbero subire ulteriori aumenti, viste le previsioni sul commercio al dettaglio, dato in aumento su base mensile a marzo dello 0,7 per cento.
Di Alfredo Ranavolo
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