Il pericolo del trading programmato

Pubblicato da: Roberto Rossi - il: 25-04-2013 13:10

“Esplosioni alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti é ferito” questo é il messaggio giunto da Associated Press Twitter, subito dopo le 19.00 ore italiana il 23.04, che irrompe in quella che sembrava un’ordinaria giornata di Borsa, con rialzi contenuti che consentivano scambi e profitti nella media ai traders presenti in quel momento sulle reti informatiche dei titoli finanziari.

 

La fonte é accreditata, scattano le vendite, il sell off é inevitabile, é panic selling a Wall Street..

 

L’indice S&P500 realizzato da Standard & Poor’s che segue le 500 società a maggiore capitalizzazione subisce un vero e proprio tracollo e brucia in un attimo decine di miliardi; 120 secondi più tardi il drawdown sulle strisciate luminose dei monitors segna -136 miliardi di dollari.

 

La tempesta per fortuna é rapida ma soprattutto imperfetta, così qualche minuto più avanti arriva la notizia che un hacker avrebbe corrotto i codici html della pagina web di Twitter, e il falso tweet concede entrate da favola a quel drappello di fortunati investitori che fino a quel momento erano rimasti fuori dalle operazioni allo scoperto. A fine giornata S&P500 chiude la seduta con un incremento percentuale dell’1%.

 

Fake Tweet erasing $136 billion…..markets need humans ..” ovvero “un falso tweet cancella 136 miliardi, il mercato ha bisogno dell’uomo..” , cosi Bloomberg titola l’accaduto. Nei fatti le operazioni di trading hanno subito le funzioni delle variabili booleane costruite sui principi informatici di Vero/Falso, e le transazioni effettuate con gli algoritmi sono andate nel caos.

 

Nessun trader ha mai creduto a quel messaggio, ma i computers hanno risposto sulle specifiche loro fornite, e chi è riuscito a chiudere quella seduta in profitto ha contribuito a dimostrare come la finanza necessiti comunque della percezione umana nei processi decisionali, in cui le macchine  conservano un ruolo integrativo.

 

In realtà é inquietante la velocità di reazione dei mercati ad un evento, ed é chiaro che la ragione é da ascriversi alla programmazione degli scambi dei titoli e dei sottostanti, ma è ancora l’uomo alla tastiera e finchè sarà così i computers non gestiranno i nostri investimenti.     

 

Appuntamento a lunedì su trading blog


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