Prezzi al consumo USA – 16 giugno

flag_USA_FOREXIl ritorno dell’euro sopra quota 1,30 nei confronti del dollaro era del tutto inatteso fino a pochi giorni fa. A smuovere le acque, piuttosto incanalate in un’unica direzione dall’inizio del periodo estivo, sono intervenuti alcuni elementi. Il più importante dei quali, almeno sotto un profilo strutturale, riguarda direttamente da vicino la moneta unica più ancora delle altre.

Il raggiungimento degli accordi di Basilea 3, infatti, è significativa soprattutto per quel sistema bancario europeo che ha subito scossoni meno violenti di quello americano durante la fase clou della crisi, ma vede ancora ripetutamente la solidità dei suoi istituti messa in dubbio, soprattutto nei Paesi cosiddetti “periferici”. Non già per il debito privato, come avvenuto negli Stati Uniti, ma per quello pubblico, che spesso appare fuori controllo. Mario Draghi, presidente del Financial stability forum, oltre che governatore della Banca d’Italia, assicura, comunque, che anche le banche statunitensi applicheranno in pieno l’accordo.

A rimpolpare il fieno in cascina per le valute più cicliche è arrivato anche l’intervento della Banca del Giappone, più volte ventilato, ma solo martedì messo in pratica dopo anni dall’ultima volta, con una massiccia vendita di yen sul mercato, tesa a interrompere le corse verso nuovi record della moneta nipponica.

Il rinnovato ottimismo cerca ora una nuova sponda al di là dell’Atlantico. Venerdì saranno svariati i dati diffusi (negli Stati Uniti e non solo). Tra questi i prezzi al consumo americani del mese di agosto. Più 0,3% mensile le attese, che si riduce al +0,1% eliminando le componenti più volatili. Un livello ancora molto basso, che potrebbe indurre la Fed ad allontanare ulteriormente i tempi di un rallentamento della politica economica ultraespansiva. In una fase di maggior fiducia, un invito all’euro a proseguire la sua corsa, per sfruttare al massimo il differenziale dei tassi.


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