Il dollaro statunitense ha mostrato un lieve rialzo nella mattinata di venerdì, pur restando su un percorso di perdita settimanale a causa delle preoccupazioni legate al rallentamento economico interno e alle tensioni commerciali ancora in corso.
Secondo i dati delle prime ore europee, il Dollar Index, che misura la forza del biglietto verde rispetto a un paniere di sei valute principali, è salito dello 0,2% attestandosi a 98,892. Tuttavia, il bilancio settimanale resta negativo, con una perdita stimata intorno allo 0,5%.
I riflettori puntati sul mercato del lavoro USA
L’attenzione degli investitori è tutta concentrata sull’atteso report mensile sull’occupazione non agricola degli Stati Uniti. Le stime prevedono 130.000 nuovi posti di lavoro creati nel mese precedente e un tasso di disoccupazione stabile al 4,2%.
- Previsione: 130.000 nuovi posti di lavoro
- Disoccupazione attesa: stabile al 4,2%
- Scenario di riferimento: dati deboli potrebbero spingere il dollaro verso nuovi minimi
I segnali precedenti non sono incoraggianti: le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi sette mesi, mentre il report ADP ha mostrato un incremento occupazionale del settore privato inferiore alle attese.
Secondo gli analisti di ING, per scatenare una nuova fase ribassista del dollaro sarebbe necessaria una cifra significativamente al di sotto dei 100.000 nuovi posti e un aumento del tasso di disoccupazione.
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L’euro si indebolisce dopo la spinta della BCE
Nel mercato europeo, la coppia EUR/USD ha perso lo 0,2%, scendendo a 1,1425, dopo aver raggiunto il massimo degli ultimi 18 mesi grazie alla riunione della Banca Centrale Europea.
- EUR/USD: in calo dello 0,2% a 1,1425
- Massimo precedente: 1,1500, record di 18 mesi
- Fattore chiave: taglio dei tassi da parte della BCE e dichiarazioni di Lagarde
Giovedì, la BCE ha effettivamente abbassato i tassi d’interesse di 25 punti base, una mossa prevista dai mercati, ma ha lasciato intendere che ulteriori tagli potrebbero essere limitati. La presidente Christine Lagarde ha suggerito che il ciclo di allentamento monetario si sta avvicinando al termine.
Gli operatori si aspettano ancora un possibile ulteriore taglio entro fine anno, ma la tempistica è stata spostata da settembre a ottobre. Il cambio EUR/USD potrebbe superare quota 1,1500 solo in presenza di dati USA molto deludenti, altrimenti il picco di aprile a 1,1575 resterà fuori portata.
Anche la sterlina britannica ha perso terreno, con il cambio GBP/USD in calo dello 0,2% a 1,3545, dopo aver toccato un picco che non si vedeva da oltre tre anni. Nonostante la flessione giornaliera, la valuta britannica si avvia verso una crescita settimanale dello 0,6%, sostenuta da aspettative positive sull’economia del Regno Unito.
Lo yen sotto pressione: incertezza sulla politica della BoJ
In Asia, il cambio USD/JPY è salito dello 0,4% a 143,96, segnalando un indebolimento dello yen dovuto ai crescenti dubbi sulla capacità della Bank of Japan di proseguire nel percorso di aumento dei tassi di interesse.
I dati macroeconomici giapponesi degli ultimi giorni, in particolare quelli relativi alla spesa delle famiglie e ai redditi salariali, si sono rivelati deludenti. Questo solleva interrogativi sulla tenuta della domanda interna e sulla sostenibilità della crescita dell’inflazione, mettendo in discussione le possibilità di un nuovo intervento restrittivo da parte della BoJ.
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Il renminbi cinese poco mosso nonostante il contatto Trump-Xi
La coppia USD/CNY è salita leggermente dello 0,1% a 7,1849, dopo una telefonata tra il presidente Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping durata oltre un’ora. Nonostante i toni apparentemente distensivi, i mercati restano cauti sul tema commerciale.
Il dialogo ha contribuito solo in parte a ridurre le tensioni, e gli operatori attendono progressi concreti nei negoziati dopo la temporanea riduzione dei dazi concordata a metà maggio. Senza un’intesa strutturale, l’incertezza commerciale continuerà a pesare sulle prospettive economiche globali.
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