Finanza Comportamentale – (parte 1/2)

Pubblicato da Luca M -
nyseQuando si tratta di soldi e investimenti, non siamo sempre così razionali come pensiamo di essere – ed è per questo che esiste un intero campo di studio che spiega il nostro comportamento, spesso anomalo. Dove e come si comporta l’investitore? La teoria della finanza comportamentale può aiutare a rispondere a questa domanda.
Tutorial: Finanza comportamentale
Behavioral Finance: Mettere in discussione la Razionalità dell’investitore
Molta della teoria economica si basa sulla convinzione che gli individui si comportino in modo razionale e che tutte le informazioni esistenti siano utilizzate nel processo di decisione dell’investimento. Questa ipotesi è il nocciolo del fondamento di un mercato efficiente. (Per saperne di più sulla finanza comportamentale, si vedano inoltre testi di psicologia e le ricerche connesse più recenti per approfondire ulteriormente)

Ma i ricercatori mettono in discussione questo assunto ed hanno scoperto la prova che il comportamento razionale non è sempre così diffuso come si possa credere. I più i più recenti sforzi sul tema della finanza comportamentale  tentano di comprendere e spiegare come le emozioni umane influenzino gli investitori nel loro processo decisionale. Sarete sorpresi dei risultati emersi.

I fatti
Nel 2001 Dalbar, una società di ricerche di servizi finanziari, ha pubblicato uno studio dal titolo “Analisi quantitativa del comportamento degli investitori”, che ha concluso che gli investitori medi non riescono a conseguire rendimenti pari all’andamento del mercato, non maggiori, semplicemente pari livello. Si è riscontrato che nel periodo degli utlimi 17 anni fino al dicembre 2000, l’S & P 500 ha restituito una media del 16,29% l’anno, mentre l’investitore azionario tipico raggiunto solo 5,32% per lo stesso periodo – una differenza sorprendente 9%! Ha inoltre rilevato che nello stesso periodo, l’investitore medio a reddito fisso ha guadagnato solo un ritorno 6,08% all’anno, mentre il lungo termine Government Bond Index ha raccolto l’11,83%.
Perché avviene questo? Ci sono una miriade di possibili spiegazioni.
Regret Theory (teoria del rimpianto)
La paura del rimpianto, o semplicemente rammarico, la paura di muoversi e compiere un errore o un mancato guadagno. Di fronte alla prospettiva di vendere uno stock, gli investitori diventano emotivamente colpiti dal prezzo al quale hanno acquistato. Così, evitare di venderlo come un modo per evitare il rammarico di aver fatto un cattivo investimento, così come l’imbarazzo di reporting in perdita. Noi tutti odiamo avere torto, non è vero?
Ciò che gli investitori dovrebbero davvero porsi come valutazione quando contemplano la vendita di uno stock è: “Quali sarebbero le conseguenze di ripetere l’acquisto stesso, se avessi liquidato e dovessi ricomprare ora al prezzo di mercato?” Se la risposta è “no”, è il momento di vendere, altrimenti il risultato è chiaramente quello che per cercare di evitare un rimpianto (aver venduto un titolo che sarebbe salito) trovarsi una situazione di rammarico (aver tenuto un titolo che coscientemente sapevamo essere non più buono e vendere sarebbe stata la rimessa minore). Non scordiamoci che una minore rimessa è un guadagno!
La teoria del rimpianto può valere anche per gli investitori quando sono in fase di acquisto di un titolo. Spesso l’investitore è più portato a comprare un titolo che “tutti stanno comprando”, in caso di errore facilmente si può dire, come falsa giustificazione, ma che fa stare meglio l’animo: “beh, l’ha comprato mezzo mondo”. Invece fare errori di valutazione su titoli scelti personalmente porta ad una sensazione di imbarazzo e di frustrazione maggiore. In realtà il punto deve essere sempre e comunque uno, cercare di trarre il massimo profitto minimizzando il rischio!
Mental Accounting (scatole o compartimenti mentali)
Gli esseri umani hanno la tendenza a porre particolari eventi in compartimenti mentali, e la differenza tra i diversi compartimenti impatta a volte il nostro comportamento più degli eventi stessi.
Diciamo, per esempio, che tu abbia lo scopo di vedere uno spettacolo al teatro locale, ed i biglietti costino € 20 ciascuno. Quando si arriva al botteghino ti accorgi di aver perso una banconota da 20 euro. Vuoi acquistare un biglietto di € 20 per lo spettacolo in ogni caso? La finanza comportamentale ha scoperto che circa l’88% delle persone in questa situazione avrebbe comprato il biglietto comunque. Sembra a tutti noi naturale!
Ora, diciamo che invece hai pagato il biglietto 20 € in anticipo per lo spettacolo. Quando si arriva al teatro, ci si rende conto il biglietto te lo sei scordato a casa. Pagheresti i 20 € per l’acquisto di un altro biglietto? Solo il 40% degli intervistati avrebbe acquistato un altro biglietto. Si noti, tuttavia, che in entrambi gli scenari sei fuori importo di € 40: scenari diversi, lo stesso quantitativo economico, diversi scomparti mentale. Abbastanza stupido, no?
Un esempio in teoria degli investimenti di contabilità mentale è ben illustrato dall’esitazione dell’investitore medio a vendere un titolo che in passato ha generato guadagni mostruosi ed ora ha un guadagno modesto. Durante un boom economico e di mercato, le persone si abituano a guadagnare. Quando il mercato va in correzione e si sgonfia il patrimonio netto dell’investitore, c’è più riluttanza a vendere al margine di profitto più piccolo. L’investitore ha creato un compartimento mentale per i guadagni di un tempo, che porta ad aspettare il ritorno di quel periodo, anche guadagni modesti sono visti come non soddisfacenti. Tutto questo porta ad errori decisionali.


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