Tasse sul Forex: quante sono e come si pagano

Pubblicato da Roberto Rais -

A quanto ammontano le tasse sul Forex? Quante sono? Come si pagano?

Sono queste solo alcune delle tante domande che gli investitori sui mercati valutari si pongono in occasione dell’avvicinarsi delle scadenze per la dichiarazione dei redditi o, ancora prima, quando vogliono cercare di capire quale sarebbe l’impatto fiscale sulle proprie attività di investimento.

Ebbene, per poter fornire tutte le informazioni più utili su come procedere con il calcolo delle tasse sul Forex, abbiamo cercato di compiere un breve ma esaustivo ripasso.

Tasse sul Forex

Prima di entrare in un livello di maggiore dettaglio, e comprendere dunque quanto e come pagare le tasse sul Forex, è fondamentale sottolineare il fatto che le tasse sono costituite dai proventi sui sono soggetti i capital gain derivanti dal Forex trading.

In termini più pratici, le tasse si pagano sul saldo tra gli utili e le perdite delle operazioni compiute nel corso di un anno solare. Se per esempio il trader ha effettuato due sole operazioni, con la prima chiusa in utile per 100 euro e la seconda chiusa in perdita per 50 euro, il capital gain su cui si calcoleranno le tasse sul Forex sarà pari a 50 euro.

A seconda dello Stato in cui l’investitore risiede, inoltre, i proventi maturati sugli investimenti Forex sono soggetti a tassazioni differenti. Ovviamente, in questo nostro approfondimento ci soffermeremo solamente sulla disciplina fiscale italiana così come disciplinata dal TUIR, e dalle ultime novità in materia.

Tasse sul Forex in Italia

Per poter comprendere come funzionano le tasse sul Forex in Italia, è innanzitutto fondamentale richiamare quanto disciplinato dal TUIR, che categorizza i guadagni che derivano dal Forex Trading come redditi diversi, ovvero redditi che non trovano collocazione nelle prime cinque categorie disciplinate dalla normativa fiscale (sono i redditi da lavoro autonomo, i redditi da lavoro dipendente, i redditi di impresa, i redditi di capitale e i redditi agrari).

È comunque stato necessario un più recente intervento dell’Agenzia delle Entrate per poter sgombrare il campo dai dubbi e dalle confusioni. Il Fisco, con la Risoluzione n.67/E del 6 luglio 2010, ha definitivamente chiarito come debbano essere trattati fiscalmente i guadagni sul Trading Forex, chiudendo pertanto le porte a chi riteneva – ottimisticamente! – che sul Forex non ci fossero tasse.

Insomma, anche sulla base del chiarimento delle Entrate, è evidente che tutte le rendite derivanti dalle operazioni di compravendita di valute sul mercato Forex sono “plusvalenze di natura finanziaria”, e che dunque l’investitore deve riportarle nella dichiarazione dei redditi nel quadro RT – sezione II.

Vi è poi stato un nuovo chiarimento da parte dell’Agenzia delle Entrate, che è intervenuta con la Risoluzione n.102/E del 25 ottobre 2011 con una precisazione sui contratti Forex spot e rolling spot.

In particolare, con i primi (spot), la compravendita di valute viene regolata quotidianamente grazie all’utilizzo di una piattaforma elettronica di trading on line, e le posizioni sono dunque aperte e chiuse entro 24 ore.  Le plusvalenze che derivano da queste operazioni, devono essere riportate nella dichiarazione dei redditi tramite il modello UNICO delle Persone Fisiche, nel Quadro RT – Sezione II-B.

Con i secondi (rolling spot), invece, le operazioni chiuse al termine della giornata vengono riaperte nella giornata successiva, nel caso in cui l’investitore abbia la convenienza a mantenere in essere, oltre la giornata lavorativa, le posizioni di mercato assunte.

Al di là dei tecnicismi, è fondamentale che tutti i nostri lettori fissino in mente un concetto più semplice: se nel Forex trading si genera una plusvalenza, il trader dovrà pagare le tasse sulla differenza tra gli utili e le perdite maturate nell’anno.

Quante tasse si pagano nel Forex

Ma quante tasse si pagano nel Forex? A quanto ammonta la pressione fiscale sui guadagni dagli investimenti sui mercati valutari?

In tal senso, giova ricordare che dal 1° luglio 2014 è entrata in vigore la nuova aliquota dell’imposta sostitutiva da pagare sulle plusvalenze di natura valutaria, pari al 26%, e che va a sostituire la vecchia aliquota sostitutiva del 20%, in vigore dal 2012 a metà 2014, e la vecchissima, ma ben più vantaggiosa, aliquota sostitutiva sul capital gain del 12,5%, fino al 2011.

Insomma, prendendo come “base imponibile” il capitale gain maturato in un anno, l’aliquota sarà del 26%: se dunque il differenziale positivo del capital gain è di 100 euro, si pagheranno tasse per 26 euro.

Come pagare le tasse sul Forex

Il pagamento delle tasse sul Forex avviene tramite il Modello F24 utilizzando i seguenti codici tributo:

  • codice 1100: imposta sostitutiva su plusvalenza per cessione a titolo oneroso di partecipazioni non qualificate;
  • codice 1242: imposta sostitutiva alle imposte sui redditi di capitale di fonte estera;
  • codice 2724: imposta sostitutiva sulle plusvalenze;
  • codice 4043: imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero dalle persone fisiche residenti nel territorio dello Stato.

In caso di dubbi e di maggiori informazioni, vi consigliamo di parlarne con il vostro commercialista di riferimento, o interpellare direttamente l’assistenza dell’Agenzia delle Entrate.

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