Pil USA 29-09-2010

L’economia americana ha, infatti, dovuto fare i conti con una fiducia dei consumatori scesa al di sotto dei livelli di febbraio, a 48,5 punti contro i 52,5 attesi. Inoltre, il Richmond Fed Index di settembre è risultato addirittura in territorio negativo : -2, mentre si attendeva raggiungesse i 6 punti.
Tali dati non hanno avuto un immediato effetto negativo sul mercato azionario, dove si è diffusa la convinzione che la Fed effettuerà ulteriori interventi di rivitalizzazione del ciclo economico, ma ha indotto gli operatori del forex a sfruttare al massimo i differenziali di rendimento offerti da monete come l’euro, giunto a sfondare quota 1,35, e la sterlina, ai massimi dall’inizio di agosto.
A questo punto è difficile escludere del tutto che anche il dato sul Pil possa far registrare qualche sorpresa negativa. D’altra parte già tra la prima e la seconda lettura son passati 0,8 punti percentuali in meno, certificando quel rallentamento che ormai era nelle previsioni di tutti a livello globale. Ma in quell’occasione il consensus era ancora peggiore. Il mese scorso, infatti, si ventilava una discesa all’1,4% del dato annualizzato sul Pil.
Così non era stato ma, se un ulteriore rallentamento dovesse registrarsi sul dato definitivo, è probabile che nessuno più si ricorderebbe di quella previsione. Il dollaro, a quel punto, non potrebbe che proseguire su una china che, fino a poche settimane fa, era del tutto inattesa.