Input Prices Gran Bretagna – 9 Dicembre 2010

Il comportamento della Banca d’Inghilterra era ampiamente atteso. Ma i mercati si interrogano su quanto a lungo tale posizione potrà essere mantenuta, a dispetto di un tasso di inflazione che non ha paragoni, in questa fase, negli altri Paesi a economia matura. I sudditi di sua maestà pagano oltre ogni attesa la decisione di tenersi fuori dall’euro, in termini di andamento dei prezzi, anche se l’economia sembra offrire buoni segnali di recupero.
Tant’è che la sterlina nelle ultime sedute ha guadagnato sul dollaro, sulla scia in particolare degli ordinativi industriali, risultati al massimo da oltre due anni. L’”order book balance” della Confederation of british industry ha spiccato il colo per quota -3 a dicembre, dai -15 punti del mese precedente. Le attese erano per un leggero miglioramento a -13.
L’industria, dunque, “tira”. Ma a un notevole costo, stando a quanto mostrano i dati sui prezzi dei fattori produttivi (input prices). Quelli sul mese di novembre verranno diffusi venerdì e secondo le previsioni vedranno un aumento annuo dell’8,3%, incrementato rispetto a quello riscontrato il mese precedente, nonostante su base mensile si dovrebbe passare dal +2,1 al +0,5 per cento.
Aumenti che solo per una parte (circa la metà) i produttori sono riusciti a riversare sui consumatori, ma che a ogni modo dovrebbero spingere la banca centrale ad abbandonare in un tempo piuttosto breve politiche fortemente espansive, portando ad ampliare il differenziale dei tassi con gli Stati Uniti e rendere, dunque, più lucrosi investimenti in sterline.