Fiducia consumatori UK – 9 luglio 2010

Il più evidente viene dal Fondo monetario internazionale, che ha alzato giovedì le stime di crescita per il 2010 praticamente al mondo intero, meno che al Regno Unito. Anzi, la crescita in Gran Bretagna è stata rivista al ribasso rispetto alla precedente previsione, all’1,2 per cento. Si tratta, in realtà, di un dato in linea con le previsioni espresse lo scorso 22 giugno nel bilancio previsionale del governo.
Piuttosto, è sull’anno venturo che l’ipotesi dell’Fmi suona meno alle orecchie del cancelliere dello scacchiere, George Osborne. Il 2011 dovrebbe, infatti, concludersi con una crescita (comunque non immodesta) del 2,1%, ma il ministro del Tesoro britannico ha previsto il +2,3 per cento.
I rischi, secondo l’organismo di Washington, sono cresciuti. Un po’ perché il livello del debito preoccupa anche nel Regno Unito, fuori dalla zona euro ma non dalle pressioni per ridurre la spesa pubblica. Ma anche perché uno dei maggiori motivi della competitività espressa nel periodo peggiore, il deprezzamento della sterlina che ha favorito gli esportatori, è parzialmente venuto meno.
Il pound offre, tra l’altro, al momento, il più elevato gap tra il tasso di riferimento (0,5%) e l’inflazione (al 3,4% contro il 2% di obiettivo). Un aumento dei prezzi che diventa perdita di potere d’acquisto, di fronte alla quale non ci si può attendere una lettura positiva dalla fiducia dei consumatori attesa per lunedì sera.