Bilancia Commerciale USA 8 settembre 2010

La lettura di luglio, attesa per giovedì, dovrebbe comunque essere in miglioramento, anche se di ben poco: a 47 miliardi di dollari, lontani dai 42 di maggio che avevano fatto tanto ben sperare. Dovrebbe, comunque, confermare come vere almeno in parte le parole del presidente della Fed Ben Benrnake, secondo il quale l’ampliamento del deficit era dovuto a una concomitanza di fattori eccezionali e temporanei.
Quanto peso possa avere sul comportamento del dollaro è tutto da valutare, in un contesto in cui i mercati hanno improvvisamente ricominciato a mostrare un’avversione al rischio tale da portare la valuta americana ai minimi da 15 anni nei confronti dello yen.
Le maggiori spese della cresciuta incertezza, comunque, le fa l’euro. Pur in assenza di reali segnali di indebolimento nel quadro macroeconomico, la moneta unica paga il suo ruolo di “merce” legata alle aspettative sul ciclo economico. Che risultano peggiorate dal sospetto lanciato dal Wall Street Journal che gli stress test sulle banche del Vecchio Continente non abbiano tenuto nella giusta considerazione i rischi sulle quote di debiti sovrani possedute da alcune banche, soprattutto dei Paesi periferici.
Mentre i volumi cominciano ad aumentare, dopo il periodo estivo, gli operatori vanno a caccia di profitti di breve respiro lì dove li hanno maggiormente trovati nel corso del 2010: vendendo euro, dopo brevi apprezzamenti del medesimo.