Agenda Settimanale 1 marzo 2010

Pubblicato da: Roberto Rossi - il: 01-03-2010 9:44
forex13Sul finire della scorsa settimana, il dollaro si è preso una pausa dai continui apprezzamenti nei confronti dell’euro delle ultime settimane, più che altro per una serie di coperture tecniche che poco hanno a che fare coi fondamentali. Lo dimostra lo yen, che prosegue nel ruolo di valuta difensiva per eccellenza.

La nuova settimana si apre col dato sulla disoccupazione in Europa, prevista ancora in crescita a gennaio, al 10,1% dal 10% del mese precedente. Se dovesse risultare ancora peggiore del previsto, la fiammella del recupero dell’euro delle ultime sedute potrebbe spegnersi immediatamente. Atteso anche il Pil canadese, che dovrebbe salire dello 0,4% a dicembre, proseguendo col medesimo trend del mese precedente. Stesso incremento su base mensile è atteso sul dato di gennaio del reddito personale negli Stati Uniti.

Martedì sarà la volta del Pil svizzero, atteso in calo su base annua dello 0,5%, mentre l’ultimo trimestre dovrebbe offrire un +0,4% su quello precedente. L’Eurozona rende noti i prezzi alla produzione di gennaio, mentre l’Italia pubblica i prezzi al consumo di febbraio, dato al quale i mercati valutari saranno, però, assai meno sensibili.

Dati sul Pil, mercoledì, anche per l’Australia. E se il +0,9% su base trimestrale delle previsioni dovesse essere confermato o battuto, la valuta oceanica potrebbe beneficiarne sensibilmente. Altro colpo all’euro potrebbe, invece, arrivare dal commercio al dettaglio. Su base mensile si attende (dati di gennaio) un calo dello 0,5 per cento.

Giovedì sarà il turno di Banca d’Inghilterra e Banca centrale europea, chiamate a una nuova decisione sui tassi. Più incertezza sul comportamento dell’istituto di sua maestà, visto il livello dei prezzi che l’economia britannica si trova ad affrontare, mentre per quanto riguarda l’Eurotower si attendono, più che altro, le parole che seguiranno alla riunione da parte del presidente Jean Claude Trichet, nelle quali si cercherà di scorgere qualche segnale relativo a tempi e modi della “exit strategy” dal denaro facile.

Occhio, infine, venerdì, al tasso di disoccupazione statunitense. Che si avvicina, a sua volta, sempre più al 10% (previsto al 9,8%) e potrebbe fornire un nuovo pretesto per una breve inversione di tendenza, se il dollaro nel frattempo si dovesse essere nuovamente apprezzato.

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