Franco svizzero, le previsioni per il 2019

Pubblicato da Roberto Rais -

Nel corso del 2017 il franco svizzero ha attraversato delle ampie fasi di deprezzamento nei confronti dell’euro, oscillando tra un massimo di 1,06 e un minimo di 1,17 EUR/CHF, principalmente come riflesso dell’apprezzamento dell’EUR/USD, che a sua volta sembra essere stato soprattutto privilegiato dal miglioramento del contesto politico ed economico dell’area euro.

Come più volte abbiamo documentato nel corso degli ultimi mesi, infatti, il 2017 è stato caratterizzato dal rientro del rischio di derive euroscettiche (le elezioni francesi e quelle tedesche rappresentavano due validi banchi di prova) e dal contestuale consolidamento della ripresa economica: uno scenario che ha spinto la BCE a preannunciare con un anticipo di sei mesi l’avvio, nel 2019, del processo di normalizzazione della politica monetaria. A sua volta, quanto sopra ha poi permesso di far rientrare sull’euro fondi che erano precedentemente valorizzati in franchi svizzeri come safe haven, a causa dei rischi legati al ciclo elettorale europeo e alle incertezze sul ciclo economico dell’area.

Di tali comportamenti la Swiss National Bank ha ampiamente assunto atto già durante la riunione di settembre, variando così la valutazione del franco svizzero da “significativamente sopravvalutato” ad “altamente valutato”, e conservando questo giudizio anche nel corso dell’ultimo meeting dello scorso 14 dicembre.

Da quel momento in poi la valuta svizzera ha continuato a indebolirsi contro la valuta unica europea, ma si è altresì indebolita anche contro dollaro statunitense, nei confronti del quale si era invece apprezzata nella prima parte dell’anno. La Banca Nazionale Svizzera ha attribuito la recente discesa del franco – sia contro euro sia contro dollaro – alla diminuita necessità di ricorrere ai beni rifugio valutari, e contemporaneamente ha precisato che “si tratta di uno sviluppo ancora fragile”, probabilmente a indicare che permangono fattori di rischio a livello globale.

Prendendo spunto da questa base di valutazione, l’istituto ha ribadito come rimanga essenziale conservare come invariata l’attuale combinazione di policy monetaria, con tassi d’interesse negativi e “promessa” a intervenire sul cambio se necessario, al fine di evitare un apprezzamento indesiderato della valuta. Nonostante il deprezzamento del 2017, infatti, la valuta svizzera viene considerata dalla SNB come “altamente valutata”, aggiungendo poi che “se dovesse tornare ad apprezzarsi, questo costituirebbe ancora un rischio sia per l’inflazione sia per la crescita”.

Per quanto poi concerne i principali dati macro, la dinamica dell’inflazione in area euro rimane piuttosto debole anche in Svizzera: la Banca ha rivisto al rialzo le previsioni da 0,4% a 0,5% quest’anno e da 0,4% a 0,7% il prossimo, ma solamente per l’incremento delle quotazioni petrolifere e per l’ulteriore indebolimento del franco, mentre ha conservato invariata la proiezione per il 2019 a 1,1%.

La crescita economica dovrebbe invece accelerare a 2% dall’1%, per effetto del miglioramento del quadro economico globale, delle condizioni monetarie accomodanti a livello domestico e dell’indebolimento del franco. Nonostante tale miglioramento, la Banca difficilmente modificherà la propria combinazione di policy, sia perché il target è sull’inflazione sia perché eventuali modifiche farebbero apprezzare il franco rispetto all’euro.

Insomma, nel prossimo futuro è molto probabile che la Banca centrale svizzera possa lasciare i tassi invariati, decidendo di fare una simile mossa solo quando lo farà anche la BCE: ne deriva che il franco dovrebbe indebolirsi ulteriormente contro euro nel corso del 2019, perché mentre la SNB manterrà inalterati i parametri di policy, la BCE invece entro la fine del 2019 o entro i primi mesi del 2019, applicherà lo spegnimento del programma di acquisti, implementando così la prima fase del processo di normalizzazione.

Ad ogni modo, non è da escludere un potenziale – pur modesto – rafforzamento temporaneo del franco contro l’euro, a causa dell’avvicinarsi delle elezioni italiane – previste in primavera – in funzione di un eventuale riaffacciarsi del rischio politico. Nel breve il franco potrebbe rafforzarsi anche per via del previsto arretramento atteso dell’EUR/USD. Sul medio termine puntiamo invece sull’indebolimento della valuta svizzera.

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